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Visualizzazione dei post da gennaio, 2017

GANESHA E LA PIETRA FILOSOFALE

Aum shrim hrim klim glaum gam ganapataye vara varada sarva janamme vashamanaya svaha Si dice spesso che le tecniche operative dello yoga, ovvero le pratiche potenzialmente in grado di trasformare Corpo, Parola e Mente, siano segrete o nascoste. Certo, non è impossibile che in qualche tempietto sperduto sulle montagne del Nepal o tra le foreste del Tamil Nadu ci siano dei libri o degli oggetti in grado di dare poteri incredibili a chi li legge o possiede, come le pietre di Shankara dei film di Indiana Jones, ma a volte penso che sia tutto scritto a chiare lettere e che la segretezza o l'esoterismo dipendano dalla nostra incapacità di vedere e dalla nostra ignoranza. Spesso, negli ultimi anni, ho rintracciato insegnamenti alchemici creduti perduti in testi facilmente reperibili nelle libreria e nelle scuole di yoga. Prendiamo ad esempio un versetto dello Hathayogapradipika, il 27° del IV capitolo: मूर्छ्छितो हरते वयाधीन्मॄतो जीवयति सवयम | बद्धः खेछरतां धत्ते रसो व

17 GENNAIO

Ieri 17 gennaio, era un giorno particolare. A mezzogiorno, come il 17 gennaio di ogni anno, nella chiesetta di Rennes Chateau, nella Linguadoca, il sole giocando con i vetri antichi, disegna alberi e frutti di luce sull'altare. Si festeggiano molte cose il 17 gennaio, a Rennes Le chateau E si rammentano, col sorriso di chi non ha memoria, molti fratelli che, proprio in questo giorno, magari 100 o mille anni fa, hanno lasciato il corpo. Il destino si diverte così: a giocar con numeri e parole. Non si sa perché. Ieri, 17 gennaio, è stato un giorno particolare. Ho ritrovato  delle parole di 9 o 10 anni fa. Quasi non ricordavo di averle scritte. Sono parole che sembravano misteriose all'epoca e che oggi, inspiegabilmente, acquistano, solo per me, forse, nuova luce. Parlavo di un teatrante e di un autista, di teiere e fuochi colorati, di dialoghi insensati all'ombra di un bambù... Mi pare bello ripubblicarle qui, dove erano nate. Mi pare bello salutare i fratelli di 100

SANDHYA, IL CREPUSCOLO DELLA CREAZIONE

Armonia in sanscrito  è   सन्धि sandhi , una parola formata da  san  ( stessa radice di  sam =con, insieme) e da  dhi  ( stessa radice di  Deva =dio, divinità). Si potrebbe tradurre  tranquillamente con " insieme a Dio ". Crepuscolo si dice invece  सन्ध्या sandhyā,  ed   è la stessa parola con l'aggiunta della finale  ya  che nei mantra sta ad indicare spesso il  Jiva,  l'anima individuale. Il crepuscolo ( sandhyā ) è il momento in cui si forma il  jiva . Brahma si addormenta. Un attimo (o migliaia di anni umani...il tempo è relativo) prima che il sonno lo avvolga, sul " ponte di prima dell'inizio ", viene colto da un pensiero o un'immagine che torna improvvisa dalla memoria di veglia:  un ragno che sta camminando sul pavimento o un'ombra che ricorda vagamente la forma di un cinghiale. Nel sonno l'immagine si fa seme. Un attimo prima del risveglio, " sul ponte di prima dell'inizio",  dalla " terra ",  u

VENERE, LA PRIMAVERA E I FEDELI D'AMORE

La Confraternita dei Fedeli d'Amore, attraverso il Sufismo (Ibn Arabi), riporta in Occidente la Via della Dea, il Tantra, e trasmette i suoi insegnamenti con la Poesia (Dante) e la Pittura (Botticelli) Per i Fedeli d'Amore la PAROLA non può che venire da Oriente, e la Parola, prima  manifestazione e determinazione  del suono/luce inudibile non è altri che la Dea. L'Iniziazione e la Realizzazione non sono concetti, riti o formule, ma due DONNE, due Entità diverse agli occhi del profano, la medesima Persona agli occhi dell'iniziato. Da noi,la Dea è la Luna: Selene o Artemide, che scende a donare il Piacere Senza Fine ad Endimione immerso nel sonno, e si rende invisibile ai suoi occhi di veglia, ma è anche la Primavera che muore al solstizio d'estate (o al primo plenilunio d'estate) per rinascere, come Venere dalle acque di Cipro al solstizio d'inverno. Botticelli dipinse la Primavera e la Venere a poca distanza di tempo , l'una dall'altra.  La m