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TARKA E VICĀRA: MEDITAZIONE SU “TU SEI QUELLO”



Ormai gli incontri del lunedì sera su Patañjali a Madreterra (via Palestro 15, a Padova) sono diventati un appuntamento fisso. Trovo assai interessante il fatto che un gruppo, sempre più numeroso di persone, dopo una giornata di studio e di lavoro anziché passare la serata in un bar o sparapanzarsi davanti alla televisione, si riunisca per parlare di un filosofo morto più di duemila anni fa.Tra l'altro, fino ad ora, nessuno ha avuto degli attacchi di narcolessia. Molto interessante.Il prossimo lunedì parleremo della Logica vedanta e del samadhi savicāra, quello che segue è un estratto delle schede tecniche che distribuiremo.Om Adesh!




La meditazione su Tat Tvam Asi è tecnica operativa. Vediamo in che consiste tale tecniche operativa. Ripetere per centinaia o migliaia di volte Tat tvam asi o Tu sei quello, forse produrrà qualche effetto, ma a leggere i testi della tradizione advaita (vedantasara, vivekacudamani ecc.) viene da pensare che si tratti di qualcosa di più della ripetizione di un mantra. Potrà forse essere utile, se non altro per una conoscenza eruditiva, tentare una breve spiegazione dei termini e dei concetti usati nella meditazione sul Tat Tvam Asi. Cominciamo con il ricordare che i mahavakya, o “grandi sentenze”, sono quattro:

Aham Brahmasmi (Io sono il brahman) -
Tat Tvam Asi (tu sei quello) -
Ayam atma brahma (L'Atman è il Brahman) -
Prajnanam Brahma (la Coscienza-conoscenza è il Brahman).

II mahavakya sono sentenze tratte dai Veda e/o dalle Upanishad. 
Non sono le uniche sentenze, vi sono anche, per esempio, Sarvam hi etat brahma (sicuramente tutto questo è il Brahman), Sarvam Khalvidam brahma (l'universo è il Brahman), So'ham (Io sono Lui o Io sono questo), ma i quattro mahavakya (letteralmente grande -sentenza) sembrano assumere particolare importanza,

Ogni sentenza è suddivisa in tre parti (पदार्थ padārtha, che significa sostanza, oggetto del pensiero) ed innanzitutto il praticante dovrà investigare (विचार vicāra, letteralmente idea, pensiero, disputa) su ciascuna di esse.

La prima parte è detta Tvam padartha e riguarda l'elemento soggettivo, non universale del mahavakya. La riflessione su di essa sarà quindi Tvam padartha विचार vicāra.

La seconda parte è detta Tat padartha e riguarda l'elemento oggettivo, universale.

La terza parte è detta Aikya (ऐक्य ) padartha ed è l'elemento che lega, unisce, mette in identità universale ed individuale (Copula). 

L'investigazione, che parte dall'esame (विचार vicāra) dei singoli elementi della sentenza avrà come fine in primo luogo, la conoscenza, e se cerchiamo nei testi della tradizione advaita, una definizione di conoscenza scopriamo che 

LA CONOSCENZA È UNA “ATTIVITÀ COMPORTANTE LA TRASFORMAZIONE” (Śaṅkara – Upadeśasāhasrī; - ed. Aśram Vidyā – parte prima, capitolo II sutra 77). 

Naturalmente occorre distinguere tra conoscenza relativa e conoscenza assoluta, ad intendere due diversi livelli coscienziali. 
In altre parole il Tvam sarà un qualcosa legato all'individualità (il jiva individuato per esempio) mentre il Tat sarà un qualcosa di legato all'università (il vero Sé o Atman e "quindi" il brahman) e questo sarà compreso dalla mente di ogni aspirante, sarà conoscenza relativa. 

Conoscenza assoluta sarà invece, il "realizzare" ovvero lo stabilizzare l'identità tra Tat e Tvam. 

Tvam/Tu (ad esempio) è il jiva e le sue sovrapposizioni (ovvero ciò che impedisce di percepire che la propria natura è quella del Brahman).

Possiamo individuarlo nelle cinque guaine corporee, ma a seconda dei livelli coscienziali tale consapevolezza muta.

Risolte le guaine mediante la pratica dei samadhi si realizza che il Tvam/Tu coincide con l'Atman e con Īśvara. 

Tat/Quello (ad esempio) è il parajiva oppure Īśvara, ma Īśvara è la determinazione prima, è, il corpo causale universale, continuando l'indagine si arriverà a Turiya, il “Quarto” e magari a riconoscere livelli (per così dire) successivi a Turiya. 
La conoscenza quindi, come dice Śaṅkarācārya è attività comportante la trasformazione e la trasformazione (della mente) muta la comprensione della sentenza in esame, il mahavakya fino a giungere alla conoscenza assoluta o identità con il Brahman. La percezione dipende il punto di vista del percipiente, così come la conoscenza dipende dal punto di vista di colui che conosce.
Per indagare realmente il Tat Tvam Asi è necessaria la presenza di un istruttore. La riflessione non può nascere se non tramite il dialogo tra maestro e discepolo o tra istruttore e aspirante, perché se è vero che il dialogo avviene tramite parole, si tratta di parole che si rivolgono direttamente alla coscienza dell'allievo o del discepolo, occorre cioè, considerare la parola del maestro nell'ambito di un dialogo d'istruzione, come sovrapposizione di un “suono-radice”. In realtà, viene detto, non è l'istruttore che parla, ma la tradizioneNel senso che l'insegnamento tradizionale (in questo caso l'insegnamento del lignaggio Patanjali/Gaudapada/Govinda/Śaṅkara) sa rivolgersi direttamente alla coscienza del discepolo. 
Ciò non toglie che non sia anche acquisito, ad un altro livello, in un altro modo e con altri "effetti", dalla mente empirica. 
Facciamo un esempio:
TAT TVAM ASI, Tu sei Quello, ha, chiaramente un significato esplicito ed uno implicito. Per permettere di cogliere implicazioni di un'affermazione, l'advaita vedanta offre degli strumenti ben definiti, una tecnica ben definita che si può definire "logica (tarka) vedanta”. 
Nella logica vedanta vi sono tre (chiamiamole così) tecniche interpretative, in grado di rivelare le implicazioni ovvero i significati impliciti o nascosti: 

1) jahal (jahati) laksanā 
2) ajahal (ajahati)  laksanā 
3) jahad ajahal (bhāga) laksanā. 

Jahal laksanā.(cfr- Sadananda-vedāntasara ed. Aśram Vidyā) è definita implicazione rimuovente

Tizio dice a Caio: la città di Livorno è sul mare.
Ovvio che il senso letterale di questa frase sarà “rimosso” dal senso implicito. 
Difficile credere che Livorno sia costruita direttamente sulle acque. 
Si presume che siano implicite le parole costruita sulla riva (del mare). 
Ascoltando quindi la frase La città di Livorno è sul mare il senso esplicito, diretto sarà “rimosso” e sostituito dal significato indiretto o implicito. Un significato che, sebbene non espresso, sarà indiscutibile. 

Ajahal- laksanā è definita implicazione non rimuovente. 
Questo si ha quando il significato letterale è, senza il significato implicito, incompleto e/o totalmente incomprensibile. 

Facciamo qui il medesimo esempio citato da Sadananda nel Vedāntasara: 

Il rosso corre più veloce degli altri. 
nel caso del Tizio avremo TU = tvam padhartha e QUEL TIZIO CHE...= Tat padhartha.

Rosso è una qualità. Ovvio che ci si sta riferendo ad un cavallo rosso, o ad un corridore rosso per capelli o abiti.

Bhāga-laksanā è definita implicazione rimuovente-non rimuovente. 
Se si osserva la frase: Tu sei quel tizio che 5 anni fa si allenava nel parco con la spada cineseTu sei quel Tizio significa che chi sta parlando riconosce in te, ora, lo stesso Tizio di cinque anni fa. 

La frase in sé sarebbe contraddittoria in quanto in apparenza Tu/Tizio e Quel Tizio sono due oggetti (di conoscenza) diversi, ma il significato implicito rimuove la contraddizione, rivelando che non c’è differenza tra il Tizio di 5 anni fa ed il Tizio di oggi. Chi parla riconosce in Te lo stesso Tizio al di là dell’indicazione temporale e magari dei diversi vestiti che indossi e del diverso taglio di capelli. Si tratta di un riconoscimento. 

Sappiamo che Tu ha a che vedere con il piano di identificazione soggettivo e Quello con l’universalità. 
Tu ad esempio, è il Jiva e Quello è l’Atman. 
Tu è immediato (Tu sei ineluttabilmente Tu) mentre Quello è non immediato. 

Se applichiamo lo stesso procedimento della frase “Tu sei quel Tizio che cinque anni fa si allenava nel parco con la spada cinese”, si avrà la rimozione delle apparenti contraddizioni. Tu e il tizio di cinque anni fa siete apparentemente diversi, ma, eliminando le sovrapposizioni, ovvero la diversità di tempo (oggi e cinque anni fa), luogo (qui e nel parco) non rimane altro che Tizio. Allo stesso modo il TU acqua, per fare un esempio, contenuto in un vaso si identificherà con l'acqua del lago (Quello) in cui il vaso galleggia: TAT TVAM ASI.

Nel caso dell'acqua contenuta nel vaso fatto galleggiare nel lago, l'acqua contenuta sarà tvam padhartha e l'acqua del lago sarà tat padhartha

Il legame, la copula, il ponte trai due (aikya padartha), ovvero il verbo Essere, sarà "effetto" del processo di trasformazione innescato dalle tecniche (per esempio jahal laksanā, ajahal laksanā bhāga-laksanā.) che hanno svelato il significato implicito della frase " TU SEI QUELLO.

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